Avevo appena finito di pranzare, un pasto leggero,mozzarella e prosciutto. Dovevo recarmi a Milano, da Fano dove vivo avrei impiegato in auto solo quattro ore. In anticipo rispetto all’orario sull’appuntamento fissato per le ventuno e trenta, in un rinomato ristorante del centro. Avrei incontrato il gotha della cultura comunale del capoluogo Ambrosiano, ci sarebbe stato anche l’assesore. Un’occassione molto importante per me non potevo fallirla. Sono un promoter impegnato nel settore arte e cultura, il mio lavoro consiste nella promozione di eventi storici,medievali, folklore, convengni. Quella sera appunto nell’ incontro avrei dovuto proporre un progetto ambizioso, discuterlo per essere vagliato dallo staf comunale. In caso di approvazione sarebbe stato proposto nella rassegna – “agosto eventi, vivi la tua Milano”. Era per me una buona occasione, sicuramente un esito favorevole avrebbe accresciuto il mio prestigio professionale. Imboccai l’autostrada varcando il casello, ero in anticipo, per una volta non dovevo correre come spesso mi accade. Giunto a destinazione avrei avuto tutto il tempo per fare le cose con calma:recarmi in albergo con tranquillità, goduto di una buona doccia rinfrescante, riletto il progetto e relativo contratto,una volta cambiato d’abito in perfetta forma sarei arrivato in anticipo all’appuntamento, facendo sicuramente una buona impressione, tutto perfetto. Il tempo grigio e il clima gradevole agevolavano il viaggio,Tutto a posto. Sintonizzai la radio sull’emittente gestita dalla società autostrade, (Isoradio). Quando sono in viaggio l’ascolto sempre, oltre trasmettere buona musica, fornisce informazioni in tempo reale sulla viabilità. In onda un bellissimo brano di Elton John, bruscamente venne interrotto dallo speaker, segnalò un grave incidente verificatosi all’altezza di Modena nord sull’ A1 coinvolte due auto ed un’autobotte che trasportava benzina, ribaldandosi rovesciò parte del pericoloso liquido sulla carreggiata, danneggiando il manto stradale; conseguenza autostrada immediatamente chiusa in entrambe le carreggiate…Panico. Adesso cosa faccio? Decisi comunque di proseguire la marcia avventurandomi.La mia tenacia fu premiata, la carreggiata nord, dove stavo transitando, venne riaperta, neanche il tempo di gioire per la lieta notizia, quando lo speaker informò, si stavano creando lunghe code causa un restringimento di corsia, la colonna di automezzi superò in breve gli otto chilometri; un dramma,avrei perso troppo tempo. Seguendo i consigli sui vari percorsi alternativi diffusi da Isoradio, decisi di uscire a Modena sud, proseguire sulla Via Emilia in direzione di Reggio Emilia, dove sarei potuto rientrare in autostrada, superando così il punto critico. Mai scelta si rivelò così sbagliata. L’ arteria stradale era intasata di autoveicoli, si precedeva lenti come lumache, ero finito in un incubo! Più passava il tempo più il traffico tendeva a congestionarsi.
Ero pervaso da un nervosismo crescente, guardai l’orologio cazzo! Già le 18 era tardissimo. Non riuscendo a comprendere quanti chilometri avrei dovuto ancora percorrere per rientrare in autostrada, decisi di avvertire il Dott.Ambrosi, uno dei dirigenti con cui mi sarei dovuto incontrare in serata. Compongo il numero del suo cellulare era libero, per fortuna squillava, rispose: pronto, – buonasera Dottore sono Belletti, – si, sto bene grazie lei? ok bene. Ascolti la chiamo per dirle, – in breve l’ informai sulle sventure di quel pomeriggio. Ambrosi appreso quello che mi stava accadendo gentilmente disse – “non si preouccupi Belletti l’ aspetteremo, quando avrà risolto il problema ci raggiungerà”. Ringraziai Ambrosi e chiusi la chiamata rincuorato. Le nuvole stazionanti da tempo nel cielo, non si trattennerò rovesciando acqua a iosa, un temporale spaventoso. La visibilità difficoltosa,nuoceva ancor di più alla viabilita. Per dirla in breve quel pomeriggio di negativo non si fece mancare proprio nulla. Dopo tanto agoniare ero giunto nei pressi di Reggio, non pioveva più questo era positivo. Il casello autostradale rimaneva comunque un miraggio. Il traffico nel frattempo era aumentato a dismisura, completamente bloccato,Si era fermi.L’orologio dell’ auto scandiva inesorabile il trascorrere dei minuti.Porca miseria erano le dicianove e trenta, tardissimo! Oramai le speranze di arrivare in un orario ragionevole stavano del tutto sfumando.A quel punto richiamai il Dott Ambrosi e concordammo di rinviare l’ incontro.
Il dirigente promise d’ impegnarsi per fissare un nuovo appuntamento il giorno seguente, fatta disponibilità dell’ assessore, con questa sua promessa ci salutammo.La mia ansia e il mio nevrastenismo avevano superato di gran lunga il livello di guardia, non riuscivo a concentrarmi su nulla, provavo a leggere, scrivere appunti, ascoltare musica, niente mi distraeva, imprecavo e basta.Il nervosismo mi aveva portato a torturare un dente che da mesi si muoveva giocoso nella gengiva; sarei dovuto andare dal dentista, non ho mai tempo. Squillò il cellulare, interuppi di martoriare il povero molare e risposi, era Roberta la mia compagna, voleva salutarmi sapere se ero arrivato. Questa sua domanda mi fece esplodere come una polveriera, da idiota riversai su di lei tutti i miei stress,urlai offendendola. Inizialmente con pazienza cercò di ricondurmi a ragione, visto che il mio stato non subiva miglioramenti, stufa interruppe la telefonata bruscamente,lasciandomi solo ad urlare e sbraitare al vento come uno stupido imbecille, quale sono quando assumo determinati comportamenti, con l’ unico risultato di aggravare la situazione.Con rabbia scaravantai il cellullare nell’abitacolo, con vemenza ripresi selvaggiamente a massacrare il disgraziato molare, causandomi un male indicibile, inziai toccandolo con la mano a farlo roteare vorticosamente, più il dolore aumentava più lo muovevo, finalmente dando un strattone deciso l’estrassi dalla sua cavità. In quel momento pensai di essere proprio un selvaggio. Dopo aver costatato di non aver perdite di sangue significative, i miei nervi si distesero, ero sollevato, l’ansia svanita nel nulla insieme al dolore. Faticosamente recuperai il cellulare disperso, provai a richiamare Roberta per scusarmi. Come immaginavo il suo portatile era spento, l’ aveva fatto sicuramente di proposito proprio per evitare di sentirmi, sicura che l’ avrei richiamata.Pazienza, pensando questo ritornai in me, alla realtà.
L’ ingorgo era sempre li, ero circondato da centinaia di automezzi immobili come statue. Sulla destra all’ interno di un auto i miei occhi scovarono una coppia, lui calvo, ossuto, pallido pareva un cadavere stagionato, parlava a raffica non dava tregua al suo passeggero, una donna dalla fisionomia diametralmente opposta: lunghi capelli biondi, viso tondo, carino sprizzava sensualità e dolcezza, aveva i piedi nudi appoggiati sul cruscotto del veicolo non proferiva parola, forse ascoltava. Alla mia sinistra un giallo canarino di una Mini Minor magnetizzò la mia attenzione, scrutando all’ interno notai al volante una giovane donna, capigliatura folta,fluentemente mossa. Era intenta a darsi il rossetto sulle labbra carnose, finita questa operazione si spazzolò i capelli, poi si ripassò le ciglia con il mascara. Bello vederla serena immersa nel suo maquillage. I miei occhi oramai avevano invaso la sua privacy, lei se né accorse ed inziò a ricambiare l’attenzione ammicando di tanto in tanto sorrisi maliziosi. I nostri sguardi del tutto indefesi non si trattenevano nell’ ossservarsi incontrandosi sovente, lei ruppe gli indugi abbassò il finestrino dell’ auto, – in contemporanea lo feci anch’ io. Sorrise,poi esordì rivolgendomi la parola: “che palle stà fila, qui non ci si muove più, pensare sono quasi arrivata a casa, sono obbligata a percorrere questa strada. Ma che cazzo è successo”?- Un incidente sull’ autostrada tutti sono usciti per evitare le code ed eccoci qui, dalla padella alla brace,- risposi sbuffando per darmi tono, continuando aggiunsi – io stavo andando a Milano avevo un appuntamento di lavoro, purtroppo è stato annullato.- Ah si, andavi a Milano! Io l’ amo, soprattutto i suoi negozi, adoro via della Spiga, Montenapoleone, ci trascorrerei intere giornate, ci vivrei a milano, di notte mi piace andare sui navigli, ci sono bei locali, mi diverto molto. Annuendo con il capo risposi “si anch’io amo Milano, mi piace ma non ci abiterei per nessun motivo al mondo”. Come colto da improvviso raptus interuppi il discorso in atto, azzardando una proposta: “ascolta secondo te non c’è modo di tirarsi fuori da questo lamierame ed andare a prendere, non sò – magari un aperitvo insieme!”- Lei sorrise ambiguamente, chiuse il finestrino azionò le quattro freccie e suonando il clacson iniziç a spostarsi sulla destra della strada, io l’ imitai. Dopo non molto, con fatica eravamo fuori dal terribile ingorgo. Lei schizzando come una scheggia con la sua auto si catapultò imboccando uno stradone che costeggiava una zona industriale a quell’ora semi deserta, dopo pochi chilometri arrestò la marcia parcheggiando la sua mini gialla.Scese dell’ auto ondeggiando sinuosamente su dei tacchi anche troppo alti che slanciavano ancor di più la sua figura. Sorridente s’ avvicino alla mia auto, io ero rimasto ancora dentro, appoggiandosi al finestrino disse”che fai non scendi non andiamo a berci quest’ aperitivo”? – Dove? – chiesi, lei con un braccio indicò un motel e aggiunse – “là, andiamo là, ti va”?- Ah dimenticavo io mi chiamo Katia. – Piacere io sono Enrico, si mi va,- risposi scendendo dall’ auto. Frastornato in preda ad uno stato d’ eccitazione improvviso mi avvicinai, cercai di baciarla sulla bocca, si ritrasse,sussurando disse: no, no, questo no e si diresse al motel. Una volta dentro mi porse i suoi documenti, lessi la sua data di nascita era nata nel 1986, aveva solo 25 anni, la metà esatta dei miei. Espletai le formalità in portineria, ci fu assegnata la centocinque. Entrammo in camera, chiusi la porta, lei si mise in un angolo, dandomi le spalle inziò a spogliarsi dicendomi: ” Quanto tempo pensi di passare con me!” – Tutta la notte – risposi io, meravigliato di quello che stava accadendo,-se a te va bene – aggiunsi.- Certo si per me va bene – rispose Katia dandomi sempre le spalle: “una notte con me costa ottocento euro, te mi sei simpatico solo cinquecento sei contento”? Vestito, tramortito risposi – ok. Un pensiero invase il mio essere, quello di essere un povero illuso, come potevo sperare di piacere così tanto ad una ragazza giovane e carina, se non fosse stata quello che é. Una puttana. Deluso dissi: “si va bene ma non ho con me tutti questi soldi, se ti fidi domani prima d’ andar via faccio bancomat e te li dò.” Katia si girò, nuda, una lieve abronzatura dorava la sua pelle , rise con gusto, venne vicino inziò a baciarmi, la sua lingua umida, calda si sciolse nella mia appassionatamente. Mi spinse sul letto, spogliandomi disse: ” Scemo sei bellissimo…. ho voglia di te, ora basta con questi giochi… Fammi tua… Scopami”.