In uno sperduto borgo dei monti della laga, in una piccola piazza, seduto su dei gradini di marmo bianco usurati inesorabilmente dal tempo. Rimugino su i miei pensieri godendomi briciole di sole novembrine. I miei capelli vengono sfiorati da cheti aliti di vento morbido che flebile soffia. Ne ascolto attento il suo respiro. Un cagnolino meticcio color beige si aggira pigro, tranquillo, apparentemente sembra che non sappia né cosa fare né dove andare. Ad un tratto si avvicina, mi annusa poi si allontana scodinzolando spensierato. Silenzio, esclusivamente silenzio: quello che avvolge le prime ore del mattino nello sparuto paesino. Tutto tace, tutto appare immobile, statico; i panni stesi alle finestre gli donano un tono vivace rendendolo più colorato. Un uomo di mezza età, dal passo sicuro e veloce mi scruta severo per qualche attimo, poi tira dritto per la sua strada. Decido di alzarmi e inizio a camminare lento nelle vie del piccolo borgo montanaro; imponenti le montagne con le cime imbiancate di fresco, che lo decorano degnamente facendogli da preziosa cornice, tracciandone i limiti con il cielo e isolandolo dal resto del mondo,come a proteggerlo dal caos, dal marasma e dagli stress della vita urbana. Una donna giovane, curata, ben messa nel fisico, ancora in pigiama spazza sull’ uscio di casa. Mi sento come se avessi violato un’ intimità entrando senza permesso in un sito dove non potevo. La donna leva il capo alzando lo sguardo verso di me senza distogliere l’ attenzione dalla sua principale occupazione, mi saluta cordiale abbozzando un lieve sorriso, ricambio gentile con un bel tono di voce, dandogli il mio buongiorno. Proseguo la visita attraverso le anguste stradine mirando con attenzione, affascinato, le case tutte costruite in pietre, tufo e travertino. Le architteture, è vero spartane, ma ben congeniate e funzionali. Oggi molte di queste abitazioni sono state ristrutturate con attenzione,curate scrupolosamente nei particolari in modo da non stravolgere la naturale dimensione rupestre dell’ ambiente, rendendo il luogo armoniosamente caretteristico. Mi fermo alla fontana appena fuori dal paese, bevo a piccoli sorsi l’acqua gelata, pura, un vero e proprio energetico. Mi incammino per una strada brecciata che conduce al bosco. Il paesaggio è stupendo, i miei occhi sono estasiati da tutto il belvedere. Percorro la strada bianca, lentamente arrivo nel bosco, abbandono la brecciata e proseguo su una carrareccia sterrata dove sorgono freschi solchi segnati da gomme di trattore. Mi immergo in una infinità di castagni, faggi, querce, noci. I colori dell’ autunno mi avvolgono in un manto variopinto di rosso porpora, giallo ocra e le più svariate sfumature di verde. Rumori di rami che scricchiolano fanno intuire che il bosco è vivo, popolato dai i suoi numerosi e variegati abitanti, timidi, riservati, nascosti, rapidi, agili, come lo scoiattolo che vedo schizzare via velocissimo, volteggiando aggraziato, come il più consumato degli acrobati. Il silenzio viene improvvisamente spezzato da voci fragorose, allegre: sono uomini e donne, circa una decina, che raccolgono castagne nel podere di proprietà, pulito e tenuto ordinato allo scopo di facilitare la raccolta del frutto . Mi salutano vivaci, il più anziano mi invita a bere un buon bicchiere di vino rosso. Accetto senza troppi complimenti, ne gusto l’aroma e lo mando giù lentamente, chiacchero con loro sull’ andamento della raccolta, chiedo anche informazioni sui funghi, se ancora se ne trovino. Mi rispondono si, qualcosina ancora viene fuori ma roba di poco. Finisco il mio vino, mi infilano a forza nello zaino un po’ di castagne che non volevo accettare per educazione, semplice forma. Contento del loro gesto, li saluto rigraziando di cuore per l’amichevole accoglienza. Proseguo la mia passeggiata inoltrandomi sempre di più nel cuore del bosco. La carrareccia diventa sentiero, i sali scendi sempre più ripidi, le gambe poco allenate iniziano ad essere indolenzite e a farmi un poco male, ma non importa ,sono felice, sodisfatto. Gli odori erbacei da i mille aromi mi stordiscono entrandomi nello stomaco, nella testa, fino a sfiorarmi l’ anima. Dopo un’ ora di scarpinare, stanco mi siedo, accendo il mio sigaro, aspiro boccate profonde, saporite. Bevo acqua dalla mia borraccia, spengo il sigaro, lo ripongo nello zaino e riparto. Il sole stenta sempre di più a filtrare tra i fitti arbusti, l’ aria diventa sempre più umida, mi sto avviando stanco verso la valle. Esco dal bosco: torna il sole a brillare luminoso sul pascolo, un prato verde smeraldo. Cinque sei mucche ingorde ruminano beate, rimanendo indifferenti al mio passaggio. Sono giunto di nuovo nel borgo, ora più vivo, più movimentato, intriso di odori, sapori di autunno, profumi di cucinati che escono golosamente dalle case, spandendosi nell’ aria. Noto un’ osteria, assetato come sono varco la soglia l’ interno è polveroso, sgarrupato come lo sono i due vecchi che giocano a briscola, bevendo vino e litigando bonariamente tra loro sfottendosi a vicenda. Chiedo birra e gassosa, me la gusto come se fosse champagne; mi rivolgo all’ oste domandandogli se si può fumare. Appurato che lui stesso lo stava facendo, ridendo mi risponde di no. Io gli sorrido, non lo prendo affatto sul serio e accendo il sigaro in totale libertà. Vedo sopra un tavolo un quoditiano giacere solitario, lo prendo, lo inizio a leggere; poco dopo mi rendo conto che c’ è qualcosa che non va. Certo che non va! è vecchio di tre giorni. Proprio vero, il tempo da queste parti è sovranamente lento, sempre un passo indietro, costantemente in ritardo. Faccio un altro sorso di birra, va bene cosi.
castagne
le castagne sono un frutto atipico poiche sono ricche di carboidrati complessi (amido)sono buona fonte di fibre potassio e vitamine l’ amido con la cottura si trasforma in zuccheri semplici conferedone la dolcezza tipica. Insomma sono buone ma attenti alla linea.Per centinaia di anni le castagne per le popolazioni degli appenini sono state un bene prezioso perchè hanno rappresentato la fonte alimentare principale per l’ autunno e l’ inverno.Le castagne sono il tipico prodotto autannale cadono spontaneamente dall’ albero e si raccolgono due volte al giorno da ottobre a dicembre. I prodotti derivati dal frutto come la farina e le marmellate si possono conservare a lungo. La distinzione tra marroni e castagne sostazialmente è questa: i marroni provengono dall’ albero coltivato e migliorato con innesti .La castagna invece è frutto dell’ albero selvatico le castagne sono più piccole dei marroni e si sbucciano con più difficoltà rispetto agli stessi. Il marrone sul mercato ha un costo più elevato ma non è detto che sia sempre più buono della castagna.I marroni o le castagne possono essere principalmente fatte in due modi o bollite in dialetto denominate caciole o arrostite con la tradizionale pentola forata detta nel linguaggio locale arrestetora. arrostite risultano più pesanti meno digeribili ma secondo me sono di gran lunga più buone soprattutto se accompagnate con un buon bicchiere di vino cotto.
in cucina
castagne arrosto \ lesse
antipasti con castagne
castagne al lardo
insalata con marroni
primi piatti
riso con le castagne
zuppa di farro e castagne
crema di castagne
taglierini al bosco con porcini e castagne
secondi piatti
fagiano con purea di castagne
tacchino ripieno ai marroni
agnello alle castagne
petto di pollo marroni e vino rosso
lepre ai marroni
contorni
verza farcita ai marroni
marroni gratinati
dolci
monte bianco, marron glasè,castagnaccio, marmellata, crispella ai marroni,
rotolo di castagne,tronchetto di marroni.
buon appetito ma poi non lamentatevi quando vi andate a pesare ah ah ah……………