Non prendete la vita troppo sul serio comunque vada non ne uscirete vivi

Archivio per marzo, 2011

non chiedo pietà

camminerò nelle valli

 dove il sole nuoce  arso

nei deserti aridi dai fiori bruniti,

dal vento.

in langhe di assurdi silenzi,

su pietre ispide  taglienti ferocemente assetate

verserò lacrime, sudore, sangue.

berrò al calice del dolore della gioia

 in ugual misura,

ma gioia non sarà.

  tutto me stesso

 offrirò ai miei pensieri.

 dal mio essere non avvertirò

 nè  sentimento nè luce,

canterò liriche di gaudio che stonerò

 ogni via ogni strada che  percorrerò

conduranno in un luogo del mero asciutto

 dove il sale intinge il mio corpo

  le ferite cura non avranno.

 nè drammi né sconfitte

 senza vergogne e falsità

degno di meritare  questà usurata vita

 di uomo

 che ,

 maschera più non avrà.

ITALIA – germania 5 – 3 primo episodio l’ incontro

Era il 17 giugno del lontano 1970. Io in sella alla vecchia bicicletta nera, rubata al nonno, cingolante pedalavo. Strade deserte, silenzio mistico, panni stesi alle finestre mescolati tra tanti tricolori, bandiere italiane sventolanti.  Sì, quel giorno veniva data in televisione la tanto attesa semifinale dei campionati mondiali di calcio messicani. La poi definita partita del secolo, ITALIA – GERMANIA. L’ incontro non rappresentava solo una sfida calcistica, ma molto di più. Una rivalsa verso il nostro emigrare in quel paese straniero, le umiliazioni subite, le disfatte e le miserie di una guerra ancora non troppo remota da dimenticare, dove le ferite segnavano ancora le memorie di chi l’ aveva vissuta. Per farla breve, non era solo una partita di calcio ma una sorta di rinvincita generale, generazionale, un evento comunque storico. Mancava ancora un’ ora all’ inzio  dell’ incontro calcistico ma, come già detto, nelle strade poca gente. D’ un tratto sento strombazzare alle spalle: era il mio amico Nino con il suo 850 Fiat  ricoperto da poster che ritraevano la nostra nazionale. Mi urla -dai, ancora qui? ci vediamo al bar! e poi aggiunge – gli facciamo un culo così stasera a ‘sti crucchi del cazzo! Strombazza di nuovo il clcson e fugge via alzando una nuvola di bianca polvere. Era una serata calda, non afosa, un  buon clima. Ventuno anni i miei, una vita da improvvisare. Un padre emigrato in quel paese straniero da cui l’unica notizia che arrivava erano le centomila lire che riceveva mia madre tutti i mesi e che dovevano bastare a campare lei con noi 4 figli. Altre notizie di lui non ne avevamo; sembrava si fosse rifatto una famiglia lì nel freddo della triste e lontana Germania. Io non ci ero mai stato in quel paese. Mi ci recai anni dopo, a far visita a mio padre malato e morente, scoprendo di avere una sorella, Brida e un fratello, Carl. Cioè si chiama come me perchè io mi chiamo Carlo e lui Carl. Ma che fantasia! Ma che strano modo di vedere la vita aveva mio padre, oggi defunto. Lasciare un Carlo per un Carl…mah!!! Vacci a capire qualcosa…ma questa è un’altra storia. Mentre pedalavo tranquillo verso il bar dove mi dovevo incontrare con i miei amici per assistere in tv all’ agognata sfida, mi trovai a passare in una delle tante viuzze del mio paese. Davanti all’uscio di una casa c’era Olga, una bellissima donna, neanche a farla a posta di origine teutonical’ unica nella zona . Era lì impalata nella sua statuarietà: bionda, altissima, due occhi da cerbiatta, un viso rotondo come il mondo che si aprì istantaneo ad un sorriso accompagnato da un ciao. Io proseguii pensando che il ciao non fosse rivolto a me, ma riflettendoci, ero solo in strada e tornai indietro di qualche  metro. Mantenendomi a debita distanza le dissi -Buona sera signora, ha bisogno di qualcosa? -No, ti ho solo salutato. Che fai tu, non guardi la partita?- disse con l’inequivocabile accento germanico. Io risposi -Sì,  e come no, sto andando al bar a vederla insieme ai miei amici-  -Ah si? Ma hai mangiato? Pensavo che tu potessi vedere la partita con me, mi sento molto sola e magari ti faccio anche due spaghetti. Sono divenuta brava con la cucina italiana sai. E aggiunse un malizioso “mio marito non c’è  è tornato in Germania per i suoi affari”. Il marito, pensai, quello stronzo, quel tedesco del cavolo l’ unico emigrante al contrario. Ricco e tirchio, commerciava il pesce ‘sto cretino. Hanz cosi’ si chiamava il becero coniuge della tedesca, era  conosciuto negli ambienti del porto per essere  molto abile nel trattare i suoi affari, rigido e implacabile un vero e proprio sfruttatore. Non era simpatico a nessuno, neanche a me, – per un semplice motivo. Quando mi chiamava per fargli delle commisioni mi ricompensava con “quattro lire” detto semplicemente elargiva in cambio dei miei favori  una vera miseria.Non pago del suo ignobile fare  inesorabile con la sua gracchiante voce, – ironicamente  diceva – mi raccomando non te li spendere tutti insieme, condendo la frase con un’ inopportuna stridula, odiosa risata.Mi stava proprio antipatico il crucco, non lo sopportavo per nulla .Olga sempre ferma davanti alla sua porta  nel sorridermi disse; allora che fai ? bar o spaghetti, qui a casa mia decidi. Rimasi perplesso un pò sorpreso da questo inaspettato invito che per quanto fosse allietante,  di fatto scompaginava tutti i miei programmi fatti per quella serata. Come folgorato decisi. Appoggiai la bicicletta al muro e timoroso dissi, –  spaghetti qui da te,  aggiungendo un timido- ma la partita la vediamo. Olga, rise di cuore rispondendo- certo che la vediamo stai tranquillo, non ti mangio mica.  Cosi entrammo nella sua abitazione .

 

Questo racconto è il  mio modo un pò diverso scansonato per fare gli auguri a questa nazione.Per ricordare tempi di altra fattura, altro vivere. Dove consapevolmente si sapeva che il giorno che veniva appresso, era sicuramente migliore di quello trascorso un Italia in crescita dove ci si accontentava del poco, dove il sorriso regnava nei cuori delle persone dove non si conosceva il significato della parola stress. Oggi purtroppo non è cosi,  speriamo che la situazione fosca, tinta di grigio torni lentamente a migliorare, facendo ritrovare il sorriso al  popolo, oggi stanco e demoralizzato…………………AUGURI ITALIA.

è.

 

un colore indefinito

trascina il carrozzone della vita

 esausta,

 sfoggi la tua saggia bellezza

il tempo non ruba,

 il tempo non duole

passione  crea

ti amo d’ amore

tu che sei

aurea certezza

ti sogno e ti bramo

ora sia che per sempre ti amo

ma nulla è per sempre

 il vento

lo spiega , lo narrà

di cespugli forti, ora morti

 sibilante malandrino

 ora soffia,

 nulla è per sempre

tutto questo non ha senso.

Il senso della vita cosè?  Il sorriso di un bambino si! forse: Il senso della vita è armeggiare con i miei pensieri, si? non lo sò cosè,  esiste un senso, cè veramente? bo!!! E’ qualcosa che mi chiedo, di cui sono alla ricerca.  E’ il sole di oggi, è una bistecca cotta bene, accompagnata con del buon chianti. E’ il sorriso di una puttana senza denti che passeggia sul viale, si potrebbe essere.  E’ il pensiero di un amore che non cè, –  ma è reale. Un buongiorno raggio di sole, Il sussurare di una notte, di mille notti inquiete, è la mente che  non si rassegna a credere a quello che di fatto è.Il gioco che faccio con me stesso senza convinzione alcuna. Cosa  cazzo è è la VITA.  Forse mia madre, un figllio che non vedi, una donna che amo, cosa cazzo è ? Il lavoro l’ amicizia ?  tutto questo e forse di più o di di meno di questo.E’ la tv accesa alla sera, è ferrara, berlusconi, sgarbi, minzolini, i tronisti, il grande fratello, chiambretti veltroni  no Madonna  no!!! mi riufiuto categorigamente di pensarlo.  Allora ditemi voi cosè. L’ affetto di uno sconosciuto, una coca cola che si rovescia nel pavimento, una partita a calcio giocata a 50 anni, Costrurire un futuro, realizzare solide realtà, – o vivere di sogni. Fare sesso con dolcezza, oppure in maniera assatanata e perversa. Una stretta di mano sincera, il mare, che offre e deruba, infondendo poesia, ma nello stesso tempo devasta , come sta accadendo ora in Giappone creando morte e miseria.  Un monte innevato, il riflesso di un lago che blu si specchia nel cielo traendo un solo confine. Un’ auto nuova, una partita a carte con mio zio o con mio padre che non calpestano più questa terra.  Una partita alla play station, –  oppure se preferite andiamo sul mistico tiriamo in ballo DIO le religioni allah  o chi che sia ,la fede, la speranza si,- potrebbe essere questo il senso, si muore si combatte ci s’ indigna. Semplicemente una candela accesa in una chiesa di campagna, si è sufficiente penso. Gli occhi sgranati e spauriti di un bimbo africano che ha fame ? Una ragazzina Ucraina di neanche 14 anni, costretta a prostituirsi, la droga che distrugge e rovina spietatamente tutto ciò che tocca . No, forse anche no. Allora cosè? le menzoongne, il moralismo, il perbenismo, il giardino di casa propria, – farsi i cazzi propri a tutti costi. Bo!!!!!!!!!!!! Tutto ciò e ancora altro. Ora scusatemi per il disturbo a voi arrecato per queste frasi sconnesse, non mi va di avere sempre un senso, non mi va di essere imperfettamente perfetto, semplicemente non mi va.  Eccomi qua sono qui,  questo e soprattutto questo sono io. Un bacio a chi mi vuole bene. Quest’ ultima parola e qui ci si gioca molto, – si questa parola , è uno dei sensi della vita, che volenti o nolenti ci tocca , ringraziamo che è cosi’.

.

GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DONNA

Oggi è una giornata di riflessione e di dibattito. Il giorno della commemorazione. Il mio pensiero va a tutte le donne che come esseri umani sono sfruttate, denigrate, violentate e sottoposte al silenzio, costrette a vivere nell’ombra di misfatti e vergogne. Stamane accendendo la tv –  il tg. divulgava la notizia degli sbarchi a Lampendusa dei tanti profughi che stanno fuggendo terrorizzati, dalla Libia, dalla Tunisia e un pò da tutto il continente Africano. Stanotte, negli ultimi sbarchi approdati sulle nostre coste,  tra i tanti sfollati clandestini c’era  una donna tedesca che ha affrontato il pericoloso viaggio con la figlia per riportarla  a casa dato che il marito tunisino le impediva di vederla. Lei è andata fin la, ha ripreso sua figlia e rischiando, nel terribile viaggio, ha compiuto ciò che era giusto. Questo è essere donna! questo è essere madre!. Esseri umani che lottano per diritti sacrosanti. Lo stesso pensiero  va anche ai tanti padri a cui è negato,  spesso solo per astio e risentimento delle ex mogli, di vedere i propri figli, anche queste sono donne, anche loro madri, ma .. è un’altro modo di esserlo. La vita si presenta spesso irta e piena di difficoltà, gli esseri umani uniti, a prescindire dal sesso, della razza, dall’etnia, dalla religione, possono creare un qualcosa che possa essere definito migliore. Insieme lottiamo per dipanare tutte le ingiustizie, uniti si può!Poi oggi, se qualcuna ha voglia di divertirsi, visto che è anche carnevale  .. nel vedere spogliarelli e quant’altro bè  .. che lo faccia pure, non cè niente di male, ma si ricordi in primis di avere dignità, –  sempre. Che tutti si ricordino di avere dignità e non solo nelle commemorazioni o feste che dir si voglia. 

respiro nel mare…..

Irto nel mezzo di un mare in burrasca, osservo quieto il planare di un cormorano. Gli occhi immobili spaziano remoti,tuffandosi nella vastità di un oceano di antiche memorie. Il giuzzare dei pesci vibrano sussulti mai sopiti, gioco con i riflessi della mia anima. Svolgo maldestrarmente il coraggio dell’essere vivo. Annuso un cuore ..  ne riconosco l’ essensa, il sapore salato del mare inebria il mio palato, nella mente .. scheggie indelebili di un viaggio. Nel mio zaino, rovisto – trovando solo confusione, parole  increspate, ruvide, non dolci poco chiare. Nella mia testa, un viso, un sorriso. Amstardam, – la luna timida si specchia nei canali, il biondo di un bambino che rincorre un pallone, la carezza di un tulipano, un abbraccio che vale più di mille parole. Su tutto sublima un solo pensiero, – aspettando un sogno. Un intreccio di mani, di emozioni, brividi, il vento di una poesia astratti ispiro.  Una frase solo una frase detta … sussurata lenta, sospirata ………………una eco,  esce dalla tua passione, la voce prende sonorità, melodiosa .. aleggiando arriva  ed io stonato   ascolto la tua soffusa  luce …… tremante, – irradi; io… ti rovino d’ amore si, io lo farò!   amore mio…………  chiudo gli occhi, sono nel vuoto nell’azzurro di un cielo mai esplorato, impavido torno a volare. Il mondo svanisce – non esiste più. Ora delizio  i colori del tuo respiro.

PIOVE… E………… SE PIOVE

Piove si, sono 48 ore che succede …  incessantemente, fragorosamente piove. Esco accendo il mio sigaro, mi infilo in macchina, neve  sulle campagne circostanti, ai bordi della strada. Avvio l’auto, piove, sottopassi allagati, lunghe stressanti code di auto. Sono in colonna, dal finestrino osservo i volti delle altre persone che come me sono sottoposte a questo supplizio, ne scruto i lineamenti, visi stanchi, preouccupati, tesi, il malcotento si respira  a distanza. Non ci sono più sorrisi, si è tristemete “tristi”. La felicità, la gioia di vita, se mai cè stata,- si che c’è stata io una volta forse anche più, l’ho vista,-ora sembra  scomparsa  e fastidiosamente oggi  piove. La Nannini alla radio mi fa compagnia, sono le 8 del mattino vado a lavoro, piove, è da ieri che succede, nessuna tregua, nessuna pausa . Pochi chilometri ad andatura normale, poi ancora code, interminabili minuti fermi in fila. Il cielo grigio, di un denso che non  presagisce niente di buono. Il mio telefono insolitamante muto. Cazzo fuori ancora piove, nella mia testa strani, tanti, troppi pensieri, direi i soliti. Con l’auto incedo lentamente … casello autostradale chiuso, maledico questo mattino. – Campagne inondate, fabbriche, casolari allagati, un panorama avvilente, apocalittico no- credo di no, cè di peggio. E’ la giornata giusta per stare a casa a dormire, no … invece si deve lavorare, … si deve produrre, il mondo ci aspetta- non può più fare a meno di me, di noi, di nessuno, siamo nell’ era della globalizzazione, siamo globalizzati in tutto e per tutto,- cerco strattonandomi impavido, mi induco alla ribellione, spesso inutilmente, comunque non mi arrendo persisto. Io mi ribello. Dobbiamo fare, creare, disfare ed ancora fare sempre. Ci provo a volte degnamente, cerco di farlo anche se a fatica, con un incommesurabile sforzo.  Malvolentieri assolvo il compito. Piove sono bagnato nel corpo nel viso, ma asciutto nei sentimenti, che non nutro più. Incedo lento- vado, assorto, attento, scruto, guido  e cazzo piove. Domani!  non lo sò, non potrà piovere per sempre. ma ora si…. piove.