ERO NEL CIELO SOPRA LE NUVOLE, VOLAVO
IO CON TE LA SPERANZA DI UN RITORNO
L’ IMPATTO FU DOLCE
POLVERE D’ ARGENTO NEI MIEI OCCHI NEL CUORE
NELL’ ANIMA
IL CALORE DI RAGGIO DI SOLE
UN ABBRACCIO ERAVAMO DI NUOVO INSIEME
NEL CIELO SOPRA LE NUVOLE.
ERO NEL CIELO SOPRA LE NUVOLE, VOLAVO
IO CON TE LA SPERANZA DI UN RITORNO
L’ IMPATTO FU DOLCE
POLVERE D’ ARGENTO NEI MIEI OCCHI NEL CUORE
NELL’ ANIMA
IL CALORE DI RAGGIO DI SOLE
UN ABBRACCIO ERAVAMO DI NUOVO INSIEME
NEL CIELO SOPRA LE NUVOLE.
Comprendere le proprie fragilità
scuotere la propria predisposizione all’essere
un mondo tragico ci avvinghia
il tempo passato, antichi ricordi di un vivere
lo scorrere lento del fiume
il volume degli interessi sproni di denso egoismo
letali
il calice è vuoto la tavola è sparecchiata
rimane isolata la tua anima
sospingila oltre le nuvole più in alto che puoi
poi sarai certo di avercela messa tutta
lei ti ringrazierà.
Avevo incontrato uno scoiattolo
un giorno nel bosco
avevo creduto di aver visto un re
nessun re, nessuna favola
il bosco non c’è più,
il tempo dei racconti consumato
nell’oblio della ignorante realtà
fumo grigio e emozioni commerciali
robotizzate, in serie
un tre per due permanente
tutto si consuma nell’ attimo di un falso sorriso
come in un spot pubblicitario smontate le luci
rimane un’ immensa desolante finzione
la vita che non esiste più
una stretta di mano,
i valori incastonati nella luce di una storia
di un tempo dimenticato.
chiuso nella valigia di un sentimento migrante.
Una tavola, rosso il colore
un giubileo di oneste tradizioni.
Tagliatelle profumavano di festa
il vino nei bicchieri
il sorriso rotondo di mia nonna, il centro del mondo
la composta sobrietà di nonno Zè
una madre infaticabile che non aveva mai tempo
per dire quanto ti volesse bene
tangibile nei suoi quotidiani gesti
mio padre la forza nei suoi interminabili silenzi
l’ irascibilità di Peppe l’ americano e del maresciallo
gli zii con la vena di estrosa follia
le sorelle Maria, Luigina belle nella loro espressione
Emidio mio fratello ribelle nel suo fascino giovane
il rito, il pranzo della domenica
la festa, la famiglia
il sapore del volersi bene, l’amore senza negazioni
sentirsi protetti al sicuro dalle intemperie
tutto ciò era ed è essere figli nipoti nonni
rimpiango quel tempo negli sguardi di quella fotografia in bianco e nero
una naturale unione di cuori e infinità dignità
la mia famiglia l’ educazione del volersi bene
nell’ intreccio dei sorrisi e delle parole mai dette
Con riconoscenza e amore a tutti loro
Un inutile fuggire, tra rovi, sangue e catene
un pellegrinare stentato ,correre, cercare un rifugio
lontano da occhi violenti, da lame assassine
trovarlo
il tuo carnefice è nel suono di una campana muta
ti guarda lo riconosci
ha la faccia chiusa, gli occhi sono azzurri,
non si vede il mare
non ha un sorriso
l’ amore è scomparso
il tuo boia è li
lo riconosci ora ti riconosci
sei tu…
Niente altro che tu
Lungi da me ogni pretesto pretestuoso
non sono avido, tantomeno di lurido potere
Non ho che te in quel deserto burbero
stretto da sabbia, sudore e odore di capre
rabbia di donne travolte dalla crudele, selvaggia inciviltà
occhi che non vogliono piangere, ma lo fanno
il putrido puzzo di letame,
escrementi, non esseri umani
il velo, le torri, simboli fallaci
storie che non si possono, non si devono raccontare
giovane, fugace, luminosa
trafitta dalle arroganze codarde dall’ uomo sudicio
non c’è pace, non c’è dignità
tanfo e fango
un presente oscuro
gocce di sangue
disegnano un futuro di sofferte speranze
vivi donna, ma si attenta
vivi, non sottometterti
il velo della vergogna cadrà
nella tua bocca fiorirà un sorriso
i tuoi occhi brilleranno
e tu sarai bella meravigliosamente viva.
A Mahsa Amini e a tutte le donne costrette a subire
non vogliono, sono stanche e non accettano i violenti soprusi
ALLA LORO RIBELLIONE.
Non ho nulla da dire
per questo scrivo parole inutili, ferite.
Sotto una pioggia qualunque
cerco qualcosa, qualcuno o forse niente
Respiro e mi bagno, sono fradicio
il fuoco a casa è spento nessuno l’ha accesso
la chitarra è silenziosa nessuno la suona
il letto è vuoto nessuno ci ha dormito
nessuno si è amato
la rosa appassita, le sigarette fumate
non c’è cuore, non c’è casa
e la pioggia continua a cadere
non c’è cuore, non c’è casa
qualcuno ha spento le luci
esco senza far rumore
come un sonnambulo incespico in vicoli scuri
vago inseguendo un’ alba
non ho cuore, non ho casa
Le giornate dilatano il respiro,
il blu nel cielo tentenna nello spegnersi
irrimediabile la mancanza del tuo vivere, del tuo essere vicino a me
inesorabilmente sempre più tendo a tingermi di grigio,
affogo tutto nel fondo dell’ anima
provo a intonare un motivetto,
ricordo una corsa su di un improbabile motorino
qualche lacrima si suicida,
sulla mia maglia di cotone azzurro
Sfumato il riflesso, la città dormiente in basso al mio sguardo
lamenti e sofferenza
solitudini s’ incrociano
la paura di essere soli, nani abbandonati al vuoto di esistenze
che a volte appaiono scontate, fin troppo banali
noi illusi, incatenati da dogmi disparati
dagli amori frantumati, inventati
da un cuore famelico in perpetua ricerca della tenerezza mancata.
Siamo qui.
Le luci lontane schiumano, avvolte dal velo nero della notte
rammarico e sofferenza
neutra speranza.
Una giornata lenta sovviene, come il rumore dei carrelli viaggianti nei corridoi
fuori il cielo è smarrito
ci sarà ancora un fiume che traghetterà la sua acqua al mare
e noi anime inquiete aspetteremo come cristalli opachi
un giorno di sole
BUON ANNO A VOI CHE SIETE ANCORA QUI
A QUELLI HO AVUTO IL PIACERE DI CONOSCERE
UN BRINDISI CON VOI PER VOI
BUONA FORTUNA.
UN PENSIERO SPECIALE ALLA MAI DIMENTICATA IVANA.
Il vento trascina il tempo
che nella furia del destino lascia dei vuoti incolmabili.
Siamo naufraghi nella nostra esistenza che perde inesorabilmente pezzi
Il mare, le noccioline sgranocchiate sul molo.
Sapori di mela fumata,
culture si osservano,
balli remoti danzatori esausti.
Pensieri arroganti, robe di oggi.
Tutto cambia nell’ immobilità dell’ attimo,
ciò che resta è polvere, in un remoto magia,
il vento trasforma il resto.
Sospiri nella cantilena della vita.
Il mare le sue onde
Ricordo le strade e, le piazze vuote senza sfarzi
I bar chiusi, le case piene,
profumavano di fritto e felice vita
Era Natale
Ora acontentiamoci-
Ognuno ha il Natale che vuole.
Rimango in silenzio
osservo il blu della sera
alcune stelle brillano.
Buon Natale
Un giorno, pensando a me ti chiederai
“cosa fare dell’amore, lasciato dietro di noi
senza un padrone?
Sarà troppo tardi…
verserai lacrime
magari inutili o forse no
perché come gocce di rugiada
cadranno sul mio cuore
ancora innamorato
Sai sono quelle storie che non finiranno mai
squilli sconfinati nel tempo, silenzi.
Ombre, invadenti, solamente ombre,
visi distanti, sorrisi che non brillano più
mi guardo allo specchio e sono nudo
con il cazzo in vista e il corpo di un uomo vissuto
non ho paura dirigo il pensiero oltre l’ oltre
mi piacerebbe vedere ciò che so non avverrà
sono un uomo,
tolgo dallo zaino le responsabilità
le indosso
calpesto la vita
penso sia il momento.
A presto teste di cazzo
Avvolto nell’ aria di un silenzio aggraziato
leggero come un fiocco di neve
sorridi, saluti, te ne vai
Era tempo che non ci si incontrava, poi è successo
amico di giochi e di altro
ora sei volato raccolto in quel tuo mirabolante umore
un amico andato, partito per non so dove,
un ricordo che non scomparirà mai
un abbraccio Vittorio, un giorno ci rivedremo
non oggi, ma un giorno sì ne sono certo
brinderemo, sorridendo del tempo ch’ è stato e di nuovo sarà
in alto tra le nuvole e la nostra mai sopita voglia di vita.
Ciao amico mio che il viaggio ti sia buono.
Ingarbugliato nel silenzio mi nutro
di laconica malinconia,
il vento sfuggito e caldo
scioglie le lacrime e le fonde all’anima.
Tempesta c’è stata,
di ghiaccio polvere e noia
ora seduto sopra uno scoglio di spietata solitudine
rimugino sull’ inesistente
un bocciolo, un viso, un orecchino
riflessi sperduti al chiaro di una pioggia di stelle
intarsi di gelida verità
l’ estate nostalgica si tormenta e si spegne
come le lucciole alla prima brezza dell’ alba.
Qualcuno ha amato, altri hanno sognato, altri ancora tradito.
Io non c’ero,
perso nel rosso vivo di un eclatante tramonto
di un amore immaginato, un sorriso crudele
che non rivedrò più.
Ti amo, rispondevi sì
amore ti amo
lo stupore riluceva nei nostri occhi
trasognata, sì, e, ancora sì, dicevi
il tuo respiro, le nostre carezze
baci ebri, infiniti, aromi di un peccato inevitabile
Noi, talmente confusi da esserne inghiottiti,
non possiamo allontanarci, scappare.
No, non ora, non adesso.
La remota voglia, alcuna ragione di essere mia
i nostri corpi sudati dal tormento
sciolto nella commozione nell’ incarnarsi mistico del sogno
brucia ancora quel ricordo di fuoco e liquirizia
il tuo sguardo, la tua anima
sorpresa, incredula, sottomettersi all’ amore fino a farsi pugnalare.
Ti amo
col cuore in gola e bella come non mai
Sì, amore sì e, ancora si, dicevi
ho aperto gli occhi c’eri, non eri tu
ti eri trasformata in pentita tristezza
il mio cuore isterico ha riso poi s’è torturato
frantumato in mille minuscoli pezzi
hanno detto alcuni che
un sogno resiste e non può svanire
neanche in un afoso pomeriggio di giugno
ha diritto il dovere di vivere,
reclama la propria esistenza
impaziente come un bambino capriccioso
aspetta di avvertire di nuovo
la meraviglia l’estasi, il suono di un cristallo
Sì, e, ancora sì, amore.
In questo infrangersi notturno
un rituale melenso
mai stanco, il mare le sue onde
un ribellarsi al nulla
in un moto squinternato
la cantilena di un pazzo
senza sangue
butto il caos alla deriva
spingo il cuore oltre gli scogli
ombre soltanto ombre
speranza non persiste
m’ inarco e testardo proseguo
sbattendo l’ anima a casaccio
non sanguina
non ho sangue
vederti è inutile, è devastante
mi dibatto nel bagliore di una notte agitata
come il mare
ho forza e non mi arrendo
vederti è l’ unica cosa che voglio
è straziante, fa male
ma devo
non riesco, testardo insisto
come il mare
sbatto contro me stesso, il riflusso mi trascina lontano
devo vederti, devo amarti
non ho sangue
un cuore senza sangue può amare?
Non lo so
ma, io devo amarti
come il mare, insisto e mi infrango
non mi arrendo
devo vederti devo amarti.
assolutamente a ogni costo, otre ogni necessità
sopra qualsiasi atra esposizione
non potrei sognare, vivere. morire
se ciò non accadesse.
Devo amarti.
Come il mare … non mi arrendo.
Tra foglie distese dal vento
fiori di more e, sottili canne esposte al giudizio universale
fugace annaspo in strade che ben conosco
satolle di avvenenti meretrici decadenti
strabordanti di abbaglianti riflessi, luci tossiche, fosforescenti.
Non vedo e mi perdo
tra il mio confuso amore e usuranti bicchieri di vino
gioco ancora ad essere un ragazzo
mi illudo e di nuovo mi perdo
di amore non ne ho più l’ho svenduto
coraggio e faccia di marmo
non me le faccio mai mancare
e sfigurato nelle mille vite vissute
mi muovo annaspando, mi contorco, sussulto
e quel sussulto è vita.
Quel sussulto sei tu.